5 giugno 2014

"Se ti piace l'Hip Hop devi volare a New Yok": appunti di viaggio di Ahki Nexus




Questa settimana Ahki Nexus ci lascia un reportage del suo ultimo viaggio a New York dove è nato l'Hip Hop. Non resta che leggere curiosi commentare e discutere con Nexus qui nel blog e sulla nuova chat di U.Z.N. Italia Peace

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Bassi Maestro rappava: "Se ti piace l'Hip Hop, devi volare a New York". A circa 40 anni dai primi block party, e 7 dal mio primo atterraggio nella East Coast, sta' Grande Mela è tutt'altro che succosa e una volta sbucciata, rivela un vuoto endemico che attribuiresti invece alla più riuscita delle "rosette".


E' stato un inverno catatonico, il più stronzo degli ultimi 15 anni. In assenza di tempeste di neve si formava il ghiaccio, in assenza di ghiaccio - splash! - maestose pozzanghere che una volta evaporate, lasciavano nuovamente campo libero alla neve. In queste condizioni, di fare cerchio in strada non se ne parla. La cartolina sovraesposta dell'estate ballereccia a Union Square 2007, è crivellata da una serie di istantanee del sottosuolo invernale 2014: sempre in notturna, sempre musicale, sempre spalleggiato da sguardi persi nel vuoto. Non rimane che tuffarsi nei club. Scopro questa serata con Dj Red Alert & Jazzy Jay nel profondo Brooklyn. Tento il tuffo, in solitaria, sicuro che ad accogliermi ci sarà un oceano di gente. Un tonfo, fra i più pesanti. In questo locale sbocciato all'ombra della Brooklyn-Queens Expressway, fra un dedalo di autorimesse, siamo in tutto una decina di persone (compresi gli host). Ingresso libero, un'oretta di dj set svolgliato, un paio di canadesi increduli quanto me e poi tutti a casa. La consapevolezza che qualcosa non quadra giunge come una sferzata di vento gelido, lo stesso che allieta la mia attesa sulla banchina sopraelevata al capolinea della linea G, nel Queens, quando mi risveglio alle 3 di notte e il treno ha  superato abbondantemente la fermata di casa. Freeze!


Congelando la notte, in una banchina del Queens.

Se la old-school non offre garanzie, la nuova scuola segue le orme dei maestri. In due mesi di permanenza, vengo a conoscenza di due grandi eventi di breaking: Breaks U, un contest inter-universitario organizzato dal b-boy club della New York Univeristy (!), e un 1vs1 strettamente ad invito, collocato nella remota terra di Staten Island. Al primo non riesco ad entrare ("Breaks U is filled to capacity" - recita il cartello) al secondo non vado di spontanea volontà. Il caso vuole che il Grande Freddo stipuli una tregua, e l'istinto di esplorare la città a passeggio prevalga sull'idea di tapparmi in una palestra trasudante testosterone e b-boy stance per il resto del pomeriggio. Scelta saggia e tuttavia deludente: come può non pigliarmi bene un battle a NYC? Cerco di contattare b-boy e crew "conoscenti": mi informo su orari e luoghi di allenamento, posti da visitare, eventi a cui partecipare: nada. Questa generazione, la mia generazione, a cavallo fra old e new school, si dimostra irriverente quanto clowneresca. Se è ben comprensibile che prima di far breccia nel cuore di un b-boy o di una crew ci voglia dedizione e rispetto, è altrettanto vero che se a ballare sei una pippa e la suddetta pippa te la spari soltanto agli eventi da te organizzati (quindi, una pippa che si fa una pippa ad una pippa di evento), beh, in questo caso mi riservo il diritto di troncare le comunicazioni.


Contro-contro cultura in Williamsburg, Brooklyn.


Ecco perchè le session migliori non le svolgo in un sottoponte del Bronx,  bensì alla Scuola di Visual Arts (SVA) di Manhattan e all'Atlantic Community Center di Brooklyn. Nel primo trovo un mix di universitari e b-boy fieri, nel secondo una crew di spontanea-voglia-di-divertirsi. Il livello non è alto, e salvo qualche sporadica skill, mi godo gli ultimi scampoli da ventenne spadroneggiandomela con  indubbio egocentrismo. Riesco a trovare persino la forza di rimettere piede nei club, anzi nel club. Il (le) Poisson Rouge al 158 di Bleeker Street che attualmente è il locale di riferimento per gli street dancer, i b-boy e le b-girl di New York. Qui si organizzano serate tributo a James Brown, si può fare cerchio libero fino a tarda notte ed appuntamenti come Funk Box (la domenica) e Behind The Groove (1 volta al mese) sono il luogo giusto (il solo?) dove fare la conoscenza di ballerini/e provenienti dai five boroughs.

Nexus breaking at (le) Poisson Rouge, Manhattan - Febbraio 2014


Eppure questa versione dei fatti non calza, non mi convince. Possibile che l'hip hop e il breaking newyorkesi siano animati da una manciata di serate nel solito localino e attraverso qualche gruppo su Facebook che organizza allenamenti? Lo Zulu Nation Community Day organizzato mensilmente a Brooklyn da Rakae Medina, in questo senso si dimostra rivelatore. Qui un bollito misto di neri, bianchi, latini, quarantenni, dodicenni, street dancer ed mc's si alternano sul dancefloor per condividere arte, esperienze e saperi. Al 3rd Eye-Solation di Bushwick, questa stanzucola  tappezzata di dipinti fanta-intrippanti aggettante sulla Broadway, ho scoperto una comunità resistente e operosa che promuove iniziative di lotta sociale attraverso il paradigma hip hop. E' grazie a queste giornate se ho potuto incontrare le persone più interessanti e amichevoli del mio viaggio e partecipare ad eventi altrimenti impossibili anche solo da concepire: lo Zulu Meeting al Black Theatre di Harlem o il Revolutionary Matriarchy del New Black Arts Movement svoltosi in una "casa" di Bed Stuy, Brooklyn.




UZN Community Day reportage a cura di ahki Kacper (Polonia). Al terzo minuto anche un mio intervento ;-)


In entrambi i meeting il legame fra pratiche di contro-cultura urbana (in primis l'Hip Hop), movimenti di lotta sociale e autodeterminazione, e forme di incontro con le comunità territoriali è una costante che lega a doppio filo tempi, esperienze e soggettività diverse. C'è la volontà, a 50 anni dalle esperienze dei movimenti radicali urbani e a 40 dall'esplosione della doppia H, di ricomporre una nuova soggettività comunitaria, di pensare alla contro-cultura come un fine e non come mezzo, di far dialogare generazioni ed esperienze diverse e vedere cosa succede. Si portano avanti battaglie per la liberazione di ex-Black Panther come Russell "Maroon" Shoatz (recentemente "liberato" da un regime di isolamento che durava da 22 anni) o Mumia Abu-Jamal (per cui si è organizzato uno speciale block party lo scorso Aprile a Filadelfia) e ci si confronta su iniziative legate al mutuo soccorso sociale, alle dinamiche di gender, a forme di educazione dal basso e - cosa più importante - a forme artistiche ed espressive che incarnino (e non solo veicolino) forme di esistenza comunitarie, conflittuali, ecologicamente sostenibili e mentalmente pacificanti.

Revolutionary Matriarchy event - Bed Stuy, Brooklyn - Marzo 2014.


Se ti piace l'Hip Hop devi volare a New York?
Anche no,
e non solo.

[Articolo: Ahki Nexus]

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*** Questo articolo è stato originariamente pubblicato da Nexus su www.nexusmoves.com
Clicca qui per leggere Note da New York (Vol.1). 



1 commento:

  1. Condivido, da un certo punto di vista è vero che abbiamo un immaginario e stereotipo di NYC come il paese dove l'HipHop è sempre vivo e ovunque dovresti trovare una jam a lato di ogni strada e qualsiasi persona che incontri dovrebbe saperne a pacchi più di te, però quando si arriva là ti accorgi che la situazione non è così diversa da come è qui da noi. Però dall'atro lato della medaglia puoi veramente, con un pò di ricerca, trovare le persone che ne sanno a pacchi, in più puoi capire la reale differenza sociale e di contesto ambiantale e di ritmo che ci divide proprio come nazione popolo e cultura. La grande opportunità dal mio punto di vista è quello di capire lo spirito dell'Universal Zulu Nation partecipando ai Meeting of the Mind e alle attività comunitarie capendo così che quando si parla di UZN e di Cultura Hip Hop molte cose in italia sono state travisate o proprio non erano conosciute dai pionieri e quindi non potevano essere trasmesse dando così origine alla crescita di un movimento effettivamente diverso da quello americano anche se in parte uguale, soprattutto nei fondamenti più conosciuti, ovviemente ci sono delle eccezioni, persone che si sono fatte lo sbatti di ricerca personale e sono andati in america. Adesso molti di noi hanno l'opportunità di fare un viaggio e poterle capire se veramente vogliono. Una delle cose che salta di più agli occhi dal mio punto di vista è il fatto che si può essere Hiphop anche senza fare una disciplina, mentre qua in italia probabilmente se non eri tanto bravo non eri nessuno, quando in realtà quello che conta di più è la persona, il miglioramento che esso fa nel suo percorso personale e quello che apporta di conseguenza alla comunità. Il mio consiglio dopo le mie esperienze personali è questo se volete capire UZN andate a NYC soprattutto all'anniversario, se volete capire lo spirito Hiphop cercatelo dentro di voi e poi fate un viaggio in un paese povere dove l'Hiphop è veramente l'unica cosa che hai oltre te stesso, dove probabilmente con tutto il tuo bagaglio di knowledge resterai zitto di fronte all'overstanding dell'Hiphop di chi lo è veramente e così potrai capire anche te la forza di questa energia che chiamiamo Hiphop e che si manifesta attraverso la Cultura Hip Hop. Almeno a me è successo così. (il tu non è riferito in particolare a nessuno) Peace

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