26 novembre 2013

Who Shot Ya? Dietro l'obiettivo con Ernie Paniccioli




E’ talvolta facile rimanere intrappolati nel superficiale cliché che vede l’hip hop rigidamente confinato alle notorie quattro discipline, rinunciando spesso a considerare quell'universo che gli ruota attorno, formato da innumerevoli personaggi che esulano da questa categorizzazione. C’è infatti chi di hip hop parla (Davey D), chi ne scrive (Jeff Chang) e chi lo ha immortalato in scatti che hanno fatto la storia (Henry Chalfant, Joe Conzo, Jamel Shabazz).
Facciamo un piccolo sforzo e affrontiamo la questione nello specifico, ricordandoci coloro che a causa di questa “pigrizia” dimentichiamo. Ad esempio molti di voi potranno dire di conoscere le foto sottostanti, in quanto entrati nella memoria collettiva dell’affezionato, ma difficilmente sapranno chi è il nome dietro l’obiettivo.



Ernie Paniccioli appartiene per l’appunto a quella categoria da me prima accennata dei cosiddetti “fotografi” e, con molte probabilità, ha immortalato il vostro miglior rapper, oppure il b-boy preferito del vostro b-boy preferito.
Nato a Bedford-Stuyvesant, Brooklyn, compie i suoi primi passi nel mondo della celluloide nel 1973, su consiglio di un amica, catturando con la sua camera da 35 mm i graffiti che nella grande mela avevano iniziato a diffondersi come i funghi. Passò successivamente alle battle tra b-boy e ai concerti che si tenevano nei centri comunitari, e ben presto fu assoldato dai club di New York come fotografo delle serate, per 100 dollari a notte.


“Accadeva che molti venissero picchiati, e i fotografi derubati, ma per fortuna avevo un aspetto e una stazza tale che faceva loro cambiare idea…” racconta.
Questo impiego, apparentemente improvvisato, lo portò a lavorare assiduamente, fino a diventare fotografo ufficiale per riviste come Word Up e Rap Masters, fornendo ad una intera generazione di fan miriadi di poster da attaccare sui muri. Cruciale dal punto di vista umano e professionale fu l’incontro con i Public Enemy, che all’epoca, rappresentavano la punta di diamante del movimento. Venne incaricato di fotografare i loro tour, le loro copertine, i loro incontri con la stampa.
Inconsapevolmente, col passare degli anni e dei decenni, catturò scatto dopo scatto l’intera evoluzione del movimento, partendo appunto dagli albori, passando per la sua consacrazione internazionale, fino a giungere ai tempi nostri. Da Grandmaster Flash al Roxy, alla Rock Steady Crew, a 2Pac, Biggie e Eminem ha documentato il più grande movimento culturale dai tempi del rock negli anni ’50.



Intendendo l’hip hop come uno strumento di comunicazione, lo si trova spesso coinvolto in conferenze universitarie e in altri forum organizzati negli States, aventi come argomento di discussione la sua cultura che ha visto crescere. Oggi sessantaseienne, e con una lotta al cancro alle spalle, può vantare numerose pubblicazioni (tra le quali spicca Who shot ya?) e una vittoria al Tribeca Film Festival nella sezione documentari con “The otherside of hip hop

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