20 dicembre 2012

Upside ya head: La storia del Kangol hat


[Stepped out my house stopped short, oh no
I went back in, I forgot my Kangol]
Doug E Fresh, Slick Rick & The Get Fresh Crew - La Di Da Di

Mi è capitato tempo fa di ri-vedere quel cult movie che risponde al nome di New Jack City e di rimanere stupefatto dall’eccezionale capacità che ha il film di riproporre l’era del “crack epidemic”, soprattutto dal punto di vista della moda dell’epoca. Big fat chains, sneakers, tracksuits e l’immancabile Kangol indossato da moltissimi personaggi: dal cattivo huslter Wesley Snipes, al polizziotto buono Ice-T.
Inutile dire che se questo piccolo particolare sulle loro teste fosse venuto a mancare il film stesso sarebbe parso poco verosimile, e per dirla tutta, poco hip hop, visto che tratta di ambienti, tempi e tematiche a lui coevi.
Foto, video musicali, canzoni, in alcuni casi veri e propri nomi di artisti, rimandano tutti alla stessa cosa: un culto spropositato per l'accessorio più cool degli anni ’70-’80: il Kangol hat.


Il marchio nasce nel 1938 quando Henry Sergen, un veterano inglese della prima guerra mondiale, decide di metter su un commercio di berretti importati dalla Francia, modificandone però alcuni aspetti. Il nome deriva dalla fusione di tre parole (K sta per silk, ANG per angora, OL per wool) ed iniziò a conoscere un discreto successo con lo scoppio del secondo conflitto mondiale, visto che il berretto spopolò tra le file dell’esercito inglese. La fabbrica cominciò a produrre svariati modelli, il più importante dei quali era il 504 cap, e si affermò anche nel mondo della musica quando negli anni ’60 ottenne il diritto esclusivo a creare tutti i cappelli indossati dai Beatles. Sebbene forte di una lunga schiera di fan ed estimatori, l’azienda capì che necessitava di un logo per accompagnare il prodotto, e così nel 1983 tentarono con svariati animali, tra cui tartarughe e cavalli. L’idea definitiva del canguro fu seguita per sfruttare l’onda del grande successo americano del “kangaroo hat”, facendo nascere così un vero e proprio fenomeno culturale.

Il Kangol hat presente nell’hip hop sin da fine anni ’70, vede la propria consacrazione nel decennio successivo, grazie anche alla collaborazione di rapper all’epoca celebri come Slick Rick o i Run Dmc. Addirittura uno di questi, Kangol Kid degli UTFO, gli dedicò il proprio nome ed era facile vederlo con un modello diverso per ogni occasione.
Nulla a che vedere però con LL Cool J, vero fautore di una mania di massa che ha interessato gli hiphoppers nei confronti di questo accessorio. Lo indossa sul retro del suo primo album Radio(1985), facendo le fortune sia del suo personaggio che dello stesso marchio Kangol. Affiatamento così esclusivo che Kool Moe Dee sfruttò "l'elemento cappello" per dare vita a uno dei primi beef [litigi] della storia del rap: la copertina di How Ya Like Me Now (1987) mostra chiaramente una Jeep bianca che schiaccia un Kangol rosso. Il messaggio di guerra era stato chiaramente inviato al giovane rapper del Queens.

Mentre la passione degli afecionados rimaneva alta, gradualmente, con l'entrata degli anni '90 e la nascita di nuove mode, il cappello sparisce dalle teste degli mc's, per fare spazio a zuccotti, cappelli a visiera e doo rags. Nonostante questo "calo", il Kangol rimane la rappresentazione di un era e di una strana alchimia: il sofisticato e raffinato stile inglese che si unisce allo spietato e rude atteggiamento da strada.

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